L’ENCICLICA « LAUDATO SI » DEL 24 MAGGIO E LA CULTURA DELL’AVIDITA’

L’ENCICLICA « LAUDATO SI » DEL 24 MAGGIO E LA CULTURA DELL’AVIDITA’

Il 24 maggio di quest’anno Papa Francesco scrive un’enciclica dal titolo “Laudato si”  con cui denuncia il deterioramento del nostro pianeta e allo stesso tempo chiama ad un impegno militante tutti i credenti e non, affinché questa catastrofe possa essere fermata. Invito tutte le persone che hanno a cuore questo tipo di argomenti a leggerla.

Il papa affronta nell’enciclica i pericoli che minacciano il nostro ecosistema: inquinamento, deforestazione, avvelenamento delle acque, accumulo dei rifiuti, consumismo, decrescita della biodiversità, cambiamenti climatici, povertà di molte popolazioni e diseguaglianza sociale ubiquitaria. E ne attribuisce le cause ad un’interazione deleteria tra scienza, innovazione tecnologicia ed economia.


Nell’Editoriale al n. 1/2015 della rivista Psicologia Clinica,  il Prof. Renzo Carli


(professore ordinario di Psicologia Clinica presso la Facoltà di Psicologia dell’Università di Roma, membro della Società Psicoanalitica Italiana e dell’International Psychoanalytical Association, direttore della Rivista di Psicologia Clinica) ci parla appunto di questa Enciclica e di come la causa sia da attribuire alla cultura predominante nella nostra società che é quella dell’avidità.

La persona avida vuole possedere, un possesso impossibile, che puo’ esitare soltanto nella distruzione dell’oggetto, unica modalità con la quale si puo’ sancire e realizzare il possesso.


Scrive Carli:

Il possesso avido sembra caratterizzare l’insieme dei poteri che reggono l’umanità. Come sempre, si potrebbe dire, ma con una pericolosità violenta che l’innovazione tecnologiaca consente come non mai. Il cambiamento fa certamente parte dei sistemi complessi, ma l’acccelerazione dei cambiamenti attuali dell’umanità – che il pontefice chiama con il termine spagnolo di rapiddacion – contrsta con la naturale lentezza dell’evoluzione biologica. Sembra che ogni intervento umano, dettato dal profitto e – in ultima analisi – dall’avidità, abbia conseguenze catastrofiche per il pianeta. Le nazioni tutte, anche quelle sulla carta piu’ capaci d’intervento, sembrano impotenti di fronte alla catastrofe che –  da tempo – sta affliggendo l’ambiente e il sociale.

E Carli si interroga a questo proposito su quale potrebbe essere il ruolo dello psicoterapeuta in questo cambiamento culturale che, solo, potrà mutare il corso della catastrofe incombente.Come affrontare l’aumento in seduta di quelli che Carli chiama i sintomi di questa cultura: il degrado ambientale, l’ansia, la perdita del senso della vita e del vivere insieme?
Secondo Carli é solo recuperando i valori del bello e della stupefazione, dimensioni assenti entro l’emozionalità agita dell’avidità si potrà pensare di contrastare questa dilagante cultura del possesso.

Stupefare vuole dire far rimanere fermo, quindi indurre stupore, far rimanere attonito, stordire. Ed é solo attraverso questo fermarsi, arrestarsi che il pensiero potrà riguadagnare il suo spazio, contro l’agito non pensato dell’avidità.

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